Diario dal Palio di Ateneo

Caro diario,

anche quest’anno abbiamo partecipato al Palio d’Ateneo, competizione nella quale un migliaio di scalmanati si contende un pezzo di stoffa colorata. Per i quaranta eroi ed eroine dell’SDS Ragusa, che per tutta la manifestazione gli speakers hanno ostinatamente continuato a chiamare di “Mediazione linguistica”, è stata un’esperienza inebriante, specialmente per chi ha partecipato per la prima volta. Si sono divertiti tutti, anche chi non sapeva nemmeno dove si trovasse, come il Presidente Rapisarda, che ha corso i 600 metri della “Run for Teachers” alla velocità indiavolata di un bradipo drogato, ma giungendo vivo al traguardo e apparentemente senza danni al sistema cardiovascolare, come certificato da un elettrocardiogramma istantaneo fatto da uno studente di Medicina. In generale, in questo Palio ci siamo distinti per la tempra d’acciaio con cui abbiamo affrontato le mille difficoltà, tralasciando tra l’altro il camaleontico bianco che ci rendeva poco distinguibili dai colleghi catanesi del “Cogito ergo Disum”. La figura di San Giorgio che trafigge il drago, stampato nella maglietta, ci ha fatto stringere sodalizi e gemellaggi con colleghi ragusani e modicani di altri dipartimenti, che avevano riconosciuto a colpo d’occhio il loro santo patrono, al contrario di noi studenti in terra iblea che invece pensavamo fosse Don Chisciotte e Sancio Panza.

E che dire poi del tifo? Abbiamo urlato e incitato fino a perdere la voce gli atleti (se ci è permesso chiamarli così) della nostra rappresentativa, e ciò per tutte e tre le giornate, instancabilmente, sino alla raucedine, e se avessimo potuto lo avremmo fatto anche durante la partita a scacchi, ove purtuttavia regnava il più metafisico silenzio. Indimenticabili (per qualcuno di noi invece dimenticati, come direbbe Freud: effetto della rimozione) i nostri cori originali, quasi tutti creati dal nostro iconico cantautore Ivan, da «SDS noi siamo / e tutte le sfide noi le accettiamo, / noi non siamo una sede, / di vittorie abbiamo sete / e non ce ne andremo fino a quando, / non vinceremo»; al più famoso e cantato, perché basato su fatti tragicamente reali e vissuti sulla nostra pelle (un po’ come il coro del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, da cui prende ispirazione, sicuramente in un modo più originale rispetto ai vari «Formazione paura non ne ha» o «Economia paura non ne ha»): «E quando al primo anno / incontriamo la Fontana, / minuto per minuto / il trenta si allontana, / Mediazione paura non ne ha…». Ma il vero motto che ci ha spinto a perdere eroicamente e maldestramente in tutte le competizioni è stato quello caratterizzato dal tratto follemente linguistico della trascrizione fonetica, il quale è stato ideato da alcune colleghe ancora traumatizzate dall’esame di Linguistica generale: «Mediazione! qui non si molla un [ka’ttso]». Dapprima spruzzato su coprimaterassi convertiti per l’occasione in striscioni da stadio, nel corso delle tre giornate si è elevato poi ad epico refrain che ci ha accompagnato durante le peggiori disfatte.

Il primo giorno, in piazza Università, dopo una sfilata di atleti che ha fatto battere i cuori sia di iblei autoctoni che di adozione, e versato scariche di adrenalina anche negli animi più frigidi (anche di quel timidone del prof. Spadaro e di quel tenerone del Presidente Rapisarda), dopo la gara podistica, la partita di basket sul basolato lavico e il torneo di scacchi, ovvero tutte discipline in cui la nostra SDS si è difesa sino al masochismo, la nostra gioia più grande è giunta dalla gara di limbo che ci ha visto trionfatori nella competizione maschile.… Peccato però che a gioire, lì in piazza Università, fossimo rimasti solamente tre atleti perché la maggior parte della gloriosa truppa si era già imbarcata sull’autobus per fare ritorno all’altopiano ibleo.

Il secondo giorno alle Capannine di Catania ha visto un capovolgimento della situazione. Ci siamo ritrovati più accaniti che mai nel prenderle dagli altri dipartimenti catanesi e siamo stati sconfitti in pressoché tutte le competizioni sportive: demoliti a beach volley maschile dai Neri di Ingegneria, massacrati a beach volley femminile e beach soccer dalle professioniste e dai professionisti disumani del DISUM, calpestati a tamburelli dai trattori umani di Agraria, anestetizzati a dragone zavorrato da Farmacia e Professioni sanitarie, rieducati a cross training on the beach anche da Scienze della Formazione… Insomma, per non dilungarci troppo, abbiamo perduto in quasi tutti gli sport, e alcuni di noi hanno perso anche le tibie a beach soccer. L’unica disciplina in cui ci siamo davvero distinti, da bravi sedentari quali siamo, è stata lo scopone scientifico, disciplina nella quale abbiamo strategicamente piazzato il jolly per raddoppiare i punti. È stato allora che in riva al mare, al tramonto, mentre il sole scendeva all’orizzonte, molti dei nostri atleti (continuiamo a chiamarli dolorosamente così) hanno avuto visioni mistiche durante le attività di cross training, forse per via della mancanza di ossigeno.

Il terzo giorno siamo resuscitati secondo le Scritture ed infatti alla Cittadella di Santa Sofia abbiamo gareggiato spendendo tutte le ultime energie e sacrificando gli atleti sopravvissuti. Io stesso, lottando allo stremo delle forze, ho provato a distinguermi in una nuova disciplina, ovvero l’Ubiquità o Polisportività, disciplina che dovrebbe essere introdotta nelle prossime edizioni del Palio. Insieme ai colleghi di inesauribile talento ubiquo e polisportivo abbiamo ingaggiato epici duelli a ping-pong, calcio-balilla, pallacanestro, pallavolo, calcio a 5 femminile, calcio a 8 maschile, flag rugby e atletica. La disciplina nella quale più ci siamo distinti è stata quella del divertimento e dei balli di gruppo, in cui abbiamo coinvolto le studentesse e gli studenti di altri dipartimenti e nel corso del quale dei quali abbiamo celebrato l’ennesimo gemellaggio con i cugini della SDS di Siracusa.

Infine, tempo di bilanci: siamo riusciti a creare un gruppo unito, coeso e agonistico, che a molti commentatori sportivi ha ricordato per risultati sportivi la squadra di pattinaggio su ghiaccio della Giamaica o del curling del Sierra Leone, e che il Presidente Rapisarda in un’intervista trasmessa fino al sadismo su tutti i social del Cus Catania ha paragonato per il ridotto numero di atleti alla squadra olimpica di Samoa o delle Isole Fiji.

Il nostro impegno è stato coronato dal migliore risultato mai conseguito dalla SDS in una delle diciotto edizioni del Palio di Ateneo, con un memorabile tredicesimo posto (su quattordici, ma scrivere e poi leggere “penultimi” ci ferisce il poco orgoglio rimasto). Peggio di noi solo i colleghi/cugini di Siracusa. È stato un successo insperato, ubiquo e polisportivo, di cui racconteremo ai nostri nipoti quando saremo calvi e sdentati.

Marco Miceli

 

Ecco la squadra della SDS di Ragusa presenta al Palio d'Ateneo!